Si trova in uno dei santuari dell'arrampicata valsusina degli anni '80. Si percorre la forra intagliata nel fianco della montagna, tra pareti strapiombanti, cascate e pozze cristalline. Ambiente è tetro e spettacolare allo stesso tempo, il torrente scorre impetuoso e rumoreggiante sul fondo del canyon. I fianchi dell'orrido ripidi e verticali non offrono nessuna via di fuga, rendendo così il percorso decisamente emozionante e bellissimo. Note: Assolutamente non va percorsa dopo abbondanti piogge o temporali e durante lo scioglimento delle nevi, in quanto la portata d'acqua nel canyon la renderebbe molto pericolosa e impercorribile.
Periodo: tutto l'anno (nei mesi invernali il percorso può presentare tratti ghiacciati)
Difficoltà: D
Dislivello complessivo: 254 m.
Tempo complessivo: 3 ore
Periodo: tutto l'anno (nei mesi invernali il percorso può presentare tratti ghiacciati)
Difficoltà: D
Dislivello complessivo: 254 m.
Tempo complessivo: 3 ore
Accesso stradale parcheggiare nel paesino di fronte al monumento ai caduti.
Descrizione: dal parcheggio si attraversa il torrente e si risale verso l'evidente spaccatura dell'orrido raggiungendola in pochi minuti. Entrando nell'orrido si noteranno sulla sinistra i ruderi dell'antico Lazzaretto dei lebbrosi e gli spit delle molte vie di arrampicata. C'è anche il cartello descrittivo della ferrata (il disegno non corrisponde alla realtà, in quanto in questo ultimo anno 2010 sono state apportate notevoli modifiche al percorso, aggiungendo tre nuovi ponti tibetani e rendendo così il percorso più sicuro e logico). Si inizia con un facile traverso fino a raggiungere il primo ponte tibetano, abbastanza lungo e ballerino. Segue un ulteriore traverso leggermente più impegnativo che porta al secondo ponte tibetano, si entra così nella gola sempre più stretta fino all'anfiteatro, dove si deve salire un muro atletico e un leggermente strapiombante di una trentina di metri, che passa molto vicino alla seconda cascata (nel caso sia abbondante la portata d'acqua, la doccia è assicurata). Si giunge poi facilmente alla terza cascata, salendosi a fianco su un tratto verticale e leggermente strapiombante, arrivando così al terzo ponte tibetano e alla quarta cascata. La gola si fa ora più ampia e luminosa, si sale ora con più facilità arrivando alla fine della ferrata. Dal termine della della ferrata, per sentiero sulla sinistra seguire il cartello per Foresto.
Descrizione: dal parcheggio si attraversa il torrente e si risale verso l'evidente spaccatura dell'orrido raggiungendola in pochi minuti. Entrando nell'orrido si noteranno sulla sinistra i ruderi dell'antico Lazzaretto dei lebbrosi e gli spit delle molte vie di arrampicata. C'è anche il cartello descrittivo della ferrata (il disegno non corrisponde alla realtà, in quanto in questo ultimo anno 2010 sono state apportate notevoli modifiche al percorso, aggiungendo tre nuovi ponti tibetani e rendendo così il percorso più sicuro e logico). Si inizia con un facile traverso fino a raggiungere il primo ponte tibetano, abbastanza lungo e ballerino. Segue un ulteriore traverso leggermente più impegnativo che porta al secondo ponte tibetano, si entra così nella gola sempre più stretta fino all'anfiteatro, dove si deve salire un muro atletico e un leggermente strapiombante di una trentina di metri, che passa molto vicino alla seconda cascata (nel caso sia abbondante la portata d'acqua, la doccia è assicurata). Si giunge poi facilmente alla terza cascata, salendosi a fianco su un tratto verticale e leggermente strapiombante, arrivando così al terzo ponte tibetano e alla quarta cascata. La gola si fa ora più ampia e luminosa, si sale ora con più facilità arrivando alla fine della ferrata. Dal termine della della ferrata, per sentiero sulla sinistra seguire il cartello per Foresto.
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