Per l'importanza storica è da considerarsi uno dei luoghi più interessanti della Valle Pellice, questa Valle infatti fu l'ultimo nascondiglio dei Valdesi durante le persecuzioni del 1686. L'escursione all'Alpe Pra della Comba si effettua su strada poderale in un ambiente ancora integro e selvaggio con bellissimi scorci sull'alta Val Pellice e sul Monviso.
Località di partenza:Bessè 1030 m. Arrivo:Alpe Pra la Comba 1695 m. Dislivello:665 m., 695 m. Tempo di salita: 2 ore Difficoltà:T Cartografia:IGC n.6 1:50.000 Monviso Accesso stradale Al ponte sul torrente Subiac (poco prima di entrare in Bobbio) prendere la stradina sulla destra che con qualche tornante giunge in località Bessè. Si lascia la borgata sulla destra, si prosegue fino quasi al termine della strada asfaltata dove è possibile lasciare l'auto in corrispondenza di due piazzole.
Descrizione: dal parcheggio sopra Bessè, si continua sulla strada che poco dopo diventa strerrata e vietata al transito motorizzato. Si sale tra gli alberi toccando le case oramai abbandonate degli Alì 1148 m., del Bars 1210 m. e quelle ristrutturate del Cargiau 1260 m., a circa metà percorso si passa accanto al rifugio degli Invincibili 1356 m. Si continua con interessanti scorci panoramicisulla Val Pellice e sul Monviso, dopo alcuni tornanti si incrocia la sterrata che sale da Pertusel. Ancora un ultimo tratto e, alla vista di alcuni alpeggi si arriva al cartello di Pra la Comba che precede di alcuni tornanti l'alpeggio e il grande prato panoramico, dove dalla parte opposta si può vedere dall'alto la posizione strategica e panoramica di Pertusel. Si rientra per il medesimo percorso.
Questa escursione permette di osservare il tipico ambiente carsico delle Alpi Liguri. Il primo tratto conduce al rifugio Mondovì Havis de Giorgio, sormontato da pareti rocciose di forma dolomitica. Con la seconda parte si raggiunge la conca che ospita il Lago Biecai, lago carsico privo di acqua per la maggior parte dell'anno, ad eccezione della primavera quando le precipitazioni invernali ed il disgelo riempiono le cavità sotterranee e permettono all'acqua di rimanere in superficie.
Località di partenza:Porta di Pian Marchisio 1625 m. Arrivo:Lago Biecai 1967 m. Dislivello:404 m. Tempo di salita: 1.30 ore Difficoltà:T sino al rifugio, E dal rifugio al lago Cartografia:IGC n.8 1:50.000, Alpi Marittime e Liguri Accesso stradale Negli ultimi chilometri prima del piano la strada è sterrata e molto sconnessa, procedere quindi con prudenza.
Descrizione: dal posteggio seguire la strada sterrata pianeggiante che attraversa interamente Pian Marchisio. Dopo poco tempo è già possibile scorgere il rifugio al fondo del pianoro posizionato sotto lepareti rocciose della punta Havis de Giorgio e della più alta cima delle Saline. Al limite del piano la strada fa alcuni tornanti e dopo un breve traverso si trascura la deviazione per il Passo delle Saline, arrivando in breve al rifugio. Da questo punto l'itinerario diventa di tipo escursionistico. Si imbocca il sentiero GTA dietro al rifugio seguendo le indicazioni per il Lago di Biecai. Il sentiero sale dolcemente i pendii sotto la punta Havis de Giorgio passando tra fitti rododendri nel vallone del Rio Ciappa. Dopo un lungo tratto pianeggiante si arriva ad un ultimo pendio più ripido, si segue il sentiero che con numerose svolte risale il versante e si arriva alla Porta Biecai 1998 m. Si continua seguendo il sentiero che in leggera discesa arriva in breve alla conca che ospita il lago. Il rientro avviene per il medesimo percorso fatto all'andata.
L'amore per la natura, una notevole conoscenza della flora esotica, una
grande passione per il giardinaggio, probabilmente furono i presupposti
che spinsero, verso la metà del 1800 Giovanni Piacenza, industriale
laniero di Pollone, ad acquistare il colle Burcina e a trasformarlo in
un parco seguendo gli indirizzi del giardino paesistico nato in
Inghilterra nel 1700. Dal 1935 il Parco è di proprietà del Comune di Biella. Negli
anni '50 sono state eseguite ristrutturazioni come: l'ampliamento della rete viaria e il nuovo accesso con il ponte
sul rio Vandorba. Merita sicuramente una visita.
Località di partenza:Pollone 570 m. Arrivo:sommità del parco 825 m. Dislivello:265 m. Difficoltà:T Tempo di salita: 2 ore Accesso stradaleNel parco sono possibili diversi itinerari (segnalati in loco) che risalgono la collina portando ad osservare le numerose specie floreali presenti, stupenda in primavera, la fioritura di rododendri.
Quando sai tutte le domande... di Silvia Tessa Ferie forzate. Capita in questi periodi di crisi. Messaggio inaspettato: "Mi forzo le ferie anche io e ferratina?". Meraviglia. Destinazione Rocca dei Corvi, una rocca sul fiume Mongia: oggi, solo un corvo a tagliare il cielo. Un ponte tibetano, un tratto verticale, un angolo storto, ma facilmente in cima. Una ferrata con il libro di vetta, su cui lasciare due boiate scritte a segnare il tuo passaggio. Qualche foto, qualche chiacchiera. Con un accenno di delusione misto rimpianto, ammetti: "Sai, quando ho iniziato avevo paura tutte le volte, era bellissimo, quest'anno meno, non ho più quell'eterno pensiero che se manco l'appoggio sono fottuta. Un po' mi spiace." E lui ascolta e sorride, ti lascia parlare. "Sa, scendiamo? La discesa è un po' scabrosa, vuoi la corda?" Lo guardi come dire "Ma minchia, mi ascolti quando parlo? T'ho detto che non ho più strizza!" e invece educatamente dici "Scabroso? No dai, proviamo senza". Non c'è un sentiero a scendere, si disarrampica. Un passo titubante, trovi l'appoggio, un passo un po' più deciso. Scabroso, sì. "Randa, tutto ok?" Scendi un altro passo, ma qui un appoggio dove lo trovi? Cerchi. Non trovi. No dai, non dovrai mica scendere di braccia? Ed eccola lì, quell'emozione, quella strizza, quel "Ciao mamma, guarda come mi diverto!". Lui continua a sorridere. Il bastardo. Senza più chiedere, dallo zaino escono una corda e un paio di moschettoni, dal volto un ghigno divertito: "E prova sta emozione della corda!?" E proviamola. Con una corda legata in vita, finisci anche per fidarti delle braccia, che se cedono loro, c'è lei. E si scende. Da sotto poi, gli appoggi si vedevano. Il solito dannato senno di poi. Intanto quella sensazione di delusione misto rimpianto è svanita, ha lasciato il posto all'adrenalina, ai battiti a mille che pian piano scendono, mentre scendi anche tu. Oggi più che mai sai che Quino aveva ragione: quando ormai sai tutte le risposte, ti cambiano le domande. L'uomo con la corda ha smesso di sorridere, ora ride proprio! Ti sei giocata un po' di dignità, ma ci ridi su: alla tua età l'orgoglio non è più in cima alla lista. Forzate o no, di sicuro non son state ferie sprecate.
Meritato pranzo da Walter, a Viola St. Gree. Gli antipasti vanno abbondanti, i gnocchi alla bava sono troppi, ma basta chiedere, e te li lasciano portare a casa, esattamente come da mamma.
Bellissima escursione autunnale/primaverile, in estate la sconsiglio per il caldo vista la quota non elevata, in inverno si rivela un buon percorso con le ciaspole o da sci-alpinismo. Non presenta difficoltà, ma non lasciarsi ingannare dal modesto dislivello, esso è compensato da un notevole sviluppo, numerosi i sali-scendi con conseguente perdita di dislivello. Stupendo il panorama, se la giornata è limpida, spazia dal Monviso al Gran Paradiso al Cervino.
Località di partenza:Balmassa 1350 m. Arrivo:Monte Soglio 1971 m. Dislivello:621 m. Tempo di salita: 2.30 ore Difficoltà:E Cartografia:IGC n.3 1:50.000 Parco Nazionale del Gran Paradiso Accesso stradale
Descrizione: Lasciata l'auto in località Balmassa, si sale lungo un sentiero tra faggi e betulle, usciti dal bosco il sentiero si biforca, a sinistra
si va alle Rocche di San Martino, a destra si va a cima Mares (volendo si può abbinare alla salita anche questa cima). Il sentiero,
pianeggiante e a mezzacosta, arriva ad un grande pendio erboso con numerose piccole baite e la chiesa di San Bernardo (rifugio incustodito.Si prosegue passando vicino ad un traliccio di un elettrodotto, il percorso, (a tratti perde quota),
raggiunge la depressione pianeggiante del Colle di Pessia. Di qui, si inizia a salire, il sentiero, si inerpica in una
zona di arbusti raggiungendo le baite dell'Alpe Caluso, passate le costruzioni si percorre una breve scalinata, quindi si svolta a
destra e si prosegue sul sentiero ben visibile fino alla cima. Sulla
sommità si trova una statua della Madonna, con una caratteristica campana, un
parafulmine, una lapide con il libro di vetta e una tavola
d'orientamento del Cai di Forno Canavese. Si rientra per il medesimo percorso fatto all'andata dove, volendo arrivati alla chiesa di San Bernardo si può salire a cima Mares.
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Il mio zaino (Renato Casarotto)
Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio careattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso nel bene e nel male.