12/05/2013

Ferrata del Rouas


La loro prima volta di Silvia Tessa
Devi aver rotto talmente tanto con ste ferrate, che alla fine la curiosità è venuta anche alle amiche.
E allora dai, con il CAI Albertino, si prova. Si recuperano longe, imbraghi, qualche caschetto, bici o arrampicata non importa. Ferrata del Rouas. La vestizione al parcheggio richiede rivisitazioni e correzioni in tempo reale: "Sapevo fosse piccola, ma non così piccola.. mi sguscia fuori dall'imbrago!", un giro in più di corda e si parte. I giovani e gli atletici precedono, per loro la meta è attraverso la salita atletica. Noi si fa quella facile, che come prima è già abbastanza. Il sole non si fa desiderare, e neanche il buon umore. Un volontario chiude la fila "E quando mi ricapita di vedermi tre culi di donna davanti?!". Il capo cordata annuncia vendetta "L'ultima metà della ferrata è in discesa, son mica piciu, goditele che poi tocca a me!" Le studiano tutte per sdrammatizzare, o gli vengono proprio naturali? Un momento di serietà, si danno le nozioni base e via.
Il gruppo degli atletici è ormai un insieme di puntini che agili si muovono lassù. Noi didattici procediamo a passi lenti, ma divertenti. Mi riconosco nell'entusiasmo degli occhi di una, un po' meno nel terrore di quelli dell'altra. "Ma come hai fatto te qui? Voli?". Le basi tecniche si intrecciano con quelle filosofiche "La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare". Non mancano le informazioni naturalistiche:
"Guarda nella roccia c'è una margheritina!"
"Chi se ne frega delle margheritine, adesso!"
Aggancia, sgancia. Tic, tac. Aggancia, sgancia. Tic, tac. E il primo tratto passa in allegria. Ci sono gli atletici ad aspettarci, ma ne manca uno. Hanno l'aria delusa "C'era scritto variante atletica chiusa, abbiam lasciato stare, è andato solo il giovanissimo". E ci si chiede come facciano a chiudere una ferrata, mica staccheranno il cavo, no? Lo scopriamo in fretta, quando il caschetto mancante compare con una sfilza di improperi che si conclude con "han staccato il cavo sti bastardi! Son dovuto scendere come un camoscio!" Ecco, infatti quello è il tratto detto "la discesa dei camosci", sì dei camosci che non leggono i cartelli.
Il secondo tratto, è un bel traverso con discesa a seguire. Le discese non son mai simpatiche sulle prime. Si dispensa qualche istruzione "metti il piede a destra, lì nel nido di cuculo...", si scatta qualche foto, si sdrammatizza qualche momento di panico. "Vedi che bello che è?" "No, non è bello per niente. Dimmi dove cazzo metto sto piede!" Ancora qualche metro "Randa, dimmi che è finita.." Quasi puffini, quasi...

Il Rouas finisce, nell'ilarità generale. Il mondo delle ferrata ha fatto due nuove conquiste? Sarà il tempo a dirlo, o saranno loro. Di certo, abbiamo che è stata una splendida giornata.
Randagia, che la prima volta non si scorda mai.
http://www.randagiconmeta.com/?q=content/la-loro-prima-volta
 La descrizione della gita:
https://verticalemanontroppo.blogspot.com/2009/03/ferrata-del-rouas.html
Il video della gita:
http://www.youtube.com/watch?v=aUq3NjqqIk8&feature=share

05/05/2013

Anello Belfè 1280 m. Longimala 1406 m.

Bella e facile escursione tra radure e boschi nella media valle di Ala, ottimi panorami su tutta la vallata. A parte un breve tratto di sentiero, che collega Longimala a Belfè per il rientro, l'escursione avviene interamente su una comoda strada sterrata. 






















Località di partenza: loc. La Fabbrica (p.seggiovia) 1006 m.
Arrivo: Alpe Longimala 1406 m.
Dislivello: 400 m.
Tempo di salita: 1.15 ore sino a Longimala 
Difficoltà: T (Nel caso si voglia proseguire sino all'Alpe Ciapile 1633 m. diventa E)
Cartografia: IGC n.2  1:50.000 Valli di Lanzo e Moncenisio 
Accesso stradale

















Descrizione: si attraversa la Stura sul ponte per poi aggirare alcune abitazioni sulla sinistra, seguendo una strada sterrata. Arrivati dietro a delle case, si abbandona la strada principale per salire a sinistra, lungo un' altra strada alquanto sconnessa, seguono alcuni tratti ripidi per arrivare ad un'altra strada sterrata che va seguita verso sinistra. Si passa sotto la linea della seggiovia e si supera un rio per salire in un bosco di faggi. Si ignorano le deviazioni secondarie, con un paio di tornanti si esce dal bosco e si sbuca sul pianoro di Belfè dove si trova anche la chiesetta dedicata a San Vito. Si continua per un tratto in piano, e ad un bivio si sale a destra, passando tra alcuni casolari. Si rientra nel bosco e, con alcune svolte in leggera salita, evitando le deviazioni, si perviene all'arrivo della seggiovia. Si oltrepassa l'edificio si va a sinistra a prendere una strada pianeggiante  e con alcuni sali scendi si arriva ben presto all'Alpe Longimala (1406 m.), dove si trova un agriturismo. Per chi volesse continuare ancora l'escursione, può proseguire sul sentiero n. 210 ancora per una mezz'ora di marcia e arrivare all'Alpe Ciapile 1633 m. Per il rientro si può seguire la strada sterrata.