27/08/2012

Stadio Olimpico-Reggia della Venaria

"Chi a vèd Turin e nen la Venaria, a vèd la màre e nen la fija"

La reggia di Venaria Reale (in piemontese ël Castel 'dla Venarìa) è una delle maggiori residenzesabaude in Piemonte. Probabilmente la più grande per dimensioni. La reggia di Venarìa fu progettata e costruita in pochi anni (1658-1679) su progetto dell'architetto Amedeo di Castellamonte. A commissionarla fu il duca Carlo Emanuele II che intendeva farne la base per le battute di caccia nella brughiera collinare torinese. Lo stesso nome in lingua latina della reggia, Venatio Regia, viene fatto derivare dall'arte venatoria. L'insieme dei corpi di fabbrica che costituiscono il complesso, enorme se si considera l'estensione (80.000 m² di piano calpestabile), include il parco ed il borgo storico di Venaria, costruiti in modo da formare una sorta di collare che rievoca direttamente la Santissima Annunziata, simbolo della casa sabauda. Al borgo si unirono molte case e palazzi di lavoratori e normali cittadini che vollero abitare nei dintorni della Reggia, fino a far diventare Venaria Reale un comune autonomo della provincia di Torino. La scelta del sito fu favorita dalla vicinanza degli estesi boschi detti del Gran Paese, ricchissimi di selvaggina: un territorio che si estende per un centinaio di chilometri fino alle montagne alpine, giungendo a sud e a est in prossimità del capoluogo. (fonte Wikipedia)

Descrizione: Dallo stadio Comunale si prosegue su via Filadelfia e si raggiunge il parco Ruffini. attraversato il parco si prende corso Montecucco o in alternativa (consigliata) corso Brunelleschi e poi corso Telesio, sino ad arrivare al parco della Pellerina. Sino a qui tutta pista ciclabile. Si attraversa il parco e si arriva in corso Regina (fronte Tyssen). A questo punto si individua una passerella che attraversa il corso e ci si addentra in un giardino a fianco di case nuove. Poi a sinistra e si ritorna su via Pietro Cossa e poi a destra su via Sansovino (un pò strada e un pò marciapiede, fino ad arrivare in via Druento. A sinistra in direzione Juventus Stadium, di li sempre dritto (a tratti ciclabile) sino al centro di Venaria e poi la Reggia.



17/08/2012

Ferrata dei Militari o del Bunker 1750 m.

Essendo breve come ferrata, consiglio di percorrerla dopo avere fatto quella della Clarì. In questo caso ridiscendendo dalla Clarì, dalla pista di sci (skilift baby) ci si mantiene sulla destra e si scende fino al fondo della Gorgia del Ponte Tibetano, da dove inizia la ferrata. Di seguito sarà descritto il percorso per la sola ferrata. Qui sotto il link per la ferrata della Clarì.
http://verticalemanontroppo.blogspot.it/2009/08/ferrata-della-clari.html

Periodo: Giugno - Ottobre
Difficoltà: AD+
Dislivello: 90 m.
Tempi: 1:30 ore
Vie Ferrate di Dario Gardiol
Accesso stradale L'attacco della ferrata parte a pochi metri dalla fine del Ponte Tibetano "Sergio Bompard" (il ponte più lungo del mondo).





Descrizione: dal parcheggio in circa 15 minuti scendendo verso la partenza dello skilift baby, e da qui risalendo il pendio dirimpetto e poi su sentiero a sinistra verso la gorgia del Ponte Tibetano (naturalmente è tutto più semplice se si arriva dopo avere percorso il Ponte). Pochi metri dalla fine del Ponte "Sergio Bompard" parte la ferrata che si sviluppa in traversata, dapprima in discesa e poi in lenta ed aerea salita sull'esposta parete rocciosa che divide i due rami della Dora piccola, in un susseguirsi di vari passaggi alcuni anche un po' atletici ma mai duri, sempre esposti e molto panoramici sulla Gorgia, fino a raggiungere l'antica scala che serviva il bunker militare. Ci si addentra ora nel bunker e, quando la biglietteria è aperta c'è illuminazione elettrica, altrimenti occorre portarsi una lampada frontale. Si attraversa il bunker e si esce sul sentiero di arrivo del Ponte Tibetano. Qui si può ritornare al parcheggio seguendo il sentiero a destra, oppure (consigliato) prendere lo stesso sentiero verso sinistra e calarsi verso il Ponte Tibetano fino a dove c'è l'evidente sentiero che conduce all'altro ponte sospeso a forma di passerella (visibile durante la ferrata) il quale riporta alla biglietteria in pochi minuti.

Note: ho ripercorso ieri (oramai è la terza volta) la bellissima ferrata della Clarì (abbinandola ovviamente a qualla dei Bunker). rimane a mio avviso la ferrata più bella della Valle di Susa (ovviamente con quella di Foresto). Pur non avendo passaggi di forza, è comunque molto atletica e sportiva, non è sicuramente adatta ai principianti vista anche la lunghezza
(oltre 500 m.) e di parecchi passaggi in esposizione. Ma è una di quelle ferrate che si rifanno sempre volentieri in compagnia. Nel link sottostante il video della Clarì, dove nell'ultima parte si vede la passerella di rientro della ferrata dei Bunker.

http://www.youtube.com/watch?v=a97lZnwPbK0&feature=plcp

08/08/2012

Ferrata du Col de la Madeleine 1870 m.

Era nata come "via di corda", nuova moda francese di attrezzare le vie ferrate utilizzando solo gli ancoraggi in parete per fare sicurezza. Ora è stata attrezzata completamente con gradini e cavo di assicurazione/progressione. Questa ferrata è adatta anche ai principianti, e considerata la sua brevità, consiglio di abbinarla alla ferrata "du Pichet" (vedi link sottostante), presente a poca distanza anch'essa con le stesse difficoltà.
http://verticalemanontroppo.blogspot.it/2009/07/ferrata-du-pichet.html
Periodo: Maggio - Ottobre
Difficoltà: AD
Dislivello complessivo: 150 m.
Tempo complessivo: 2 ore
Accesso stradale: dal Colle del Moncenisio si scende a Lanslevillard e si prende a destra in direzione Bessan-Colle d'Iseran. Dopo alcuni tornanti, prima di arrivare al Col de la Madeleine, si prende la strada che si stacca sulla sinistra (cartello poco visibile,indicante "via ferrata"), si prosegue ancora per un tratto di strada, e all'altezza del pannello descrittivo della ferrata si posteggia.





Descrizione: dal posteggio seguendo il sentiero, in 10 minuti circa si arriva all'attacco della ferrata, che si sviluppa quasi totalmente in traverso con un paio di tratti in verticale, dove vi sono alcuni passaggi interessanti leggermente in strapiombo ma brevi. Il paesaggio attorno merita sicuramente, bel colpo d'occhio sulla sottostante frazione de la Madaleine e su Lanslevillard e le montagne vicine. Dopo un'ora e trenta circa la ferrata termina, ed un sentiero a sinistra (indicazione su cartello) riporta in 20 minuti circa al posteggio.




05/08/2012

Monte Granè 2328 m.

Dalla dorsale che scende dal Viso Mozzo si trovano due cime di importanza minore ma di sicuro interesse: il monte Ghincia Pastour (2469 m.) e il monte Granè (2328 m.). Il Granè si sale con relativa facilità dal Pian della Regina seguendo la strada sterrata utilizzata dai vecchi impianti di risalita. Dalla sua cima si gode un panorama di prim'ordine: vicinissima incombe la piramide del Monviso, poco più spostato s'innalza il Visolotto e in successione le altre cime aspre come la punta Gastaldi, la Roma e la Udine. Più lontana  la dorsale Po e val Pellice dove si individua il gruppo Granero-Meidassa. Vista dal Pian della Regina la cima appare rocciosa, in realtà si raggiunge senza difficoltà per facili pendii. Sulla vetta si trova un cippo con una targa dedicata alla Madonna della Neve. Si consiglia viste le frequenti nebbie della valle Po, di intraprendere l'escursione in giornate non particolarmente calde.



Località di partenza:
Pian della Regina 1715 m.
Arrivo: Monte Granè 2328 m.
Dislivello:
613 m.
Tempo di salita: 2 ore
Difficoltà: E
Cartografia: IGC n.6 1:50.000 Monviso
Accesso stradale


Descrizione:
dal rifugio al Pian della Regina, si scende verso il fiume Po seguendo l'unica ed evidente strada sterrata. Si attraversa il ponte e si inizia a salire per la carrareccia, la si segue fino alla stazione inferiore di arrivo del vecchio skylift; la si oltrepassa e si continua diritto fino a quota 1900 m. circa, dove si incontra un bivio. Si ignora la strada che continua diritto (sale verso il lago Chiaretto) e si svolta a sinistra. Con diversi tornanti a tratti in piano e altri un po più ripidi, la strada passa accanto ad un piccolo laghetto, si affronta ora un'ultima rampa un po più ripida e si raggiunge l'arrivo dello skylift, dove si piega a sinistra e si raggiunge il bar-rifugio Ghincia Pastour, di solito aperto nella stagione invernale. Appena dietro la costruzione inizia una traccia di sentiero che in breve conduce sulla sommità del monte Granè. Discesa per il medesimo percorso di salita.